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Aggiornamenti su antenne e simili

Da oggi, gli aggiornamenti sulla questione “Stazione radio base Iliad ed Elicom” che vorrebbero costruire a via delle Molette saranno disponibili quasi esclusivamente su questo blog. Evitiamo Facebook, non è uno strumento affidabile per certe cose, per quanto immediato nelle comunicazioni.

Chiunque volesse contattarci lo può fare tramite mail: nofear@inventati.org 

Meglio sarebbe incontrarci e fare assemblee, ma in questo momento è veramente complicato ed anche potenzialmente pericoloso per la salute. E siccome di salute stiamo parlando, ci sembra saggio che il “vicinato” si attivi, si parli e interroghi le autorità preposte: da quelle comunali, alla ASL, all’ARPA.

Dal canto nostro, siamo in contatto con un comitato che tratta specificatamente la questione delle antenne e del 5G. Tra ieri e oggi, siamo stati contattati da un paio di persone di via delle Molette e una di esse la stiamo facendo relazionare con il “Comitato di Tutela e Salvaguardia dell’ambiente” di Monte Porzio Catone perché tale comitato ha già intrapreso diverse battaglie contro l’elettrosmog.

Con loro stiamo cercando di organizzare un incontro on-line, forse tramite “mumble”, così possiamo tutti partecipare dalle nostre case. Appena capiremo come e quando, sentite le varie disponibilità, ne daremo comunicazione sia sul blog e (in questo caso) anche sul profilo facebook, noncheé via mail, via telefono etc…

Ecco i loro riferimenti.

https://it-it.facebook.com/comitatotutelamonteporziocatone

https://comitatotutelamonteporziocatone.wordpress.com/

Un aggiornamento preoccupante: stamattina, 19 marzo, sul terreno di via dei ceraseti al confine con la via appia, ove sorge un ripetitore Vodafone, si stavano svolgendo ulteriori lavori. Due operai stavano effettuando un carotaggio (dalle 8.30 alle 12.30) all’interno del vigneto in prossimità della recinzione che cinge la stazione radio base. Alcuni residenti sono intervenuti, notando tra l’altro la mancanza di qualsiasi recinzione di cantiere, di cartellonistica, di sistemi di sicurezza sul lavoro specifici e non (neanche le famose “mascherine” o guanti…). Sono stati allertati i vigili urbani che sono intervenuti poco dopo, comunque mentre gli operai avevano già concluso il carotaggio, e la ASL RM6 (che non ha fatto in tempo a sopraggiungere, alla quale comunque è stata inviata una comunicazione anche scritta). I vigili urbani del comune di Marino hanno risposto ai residenti che avrebbero verificato le carte della ditta e ne avrebbero informato l’ufficio urbanistico che però ci hanno detto essere chiuso per l’emergenza legata al corona-virus. Ci sono state delle rimostranze dei cittadini in tal senso: a maggior ragione, visto che verificare la regolarità o meno degli interventi sul territorio ad opera di soggetti privati che possono arrecare preoccupazione nella cittadinanza è molto complesso per la chiusura degli uffici, tali lavori andrebbero quantomeno sospesi sino alla conclusione di tale situazione. Invece, questi periodi di “emergenza” qualcuno li usa per velocizzare diciamo così i propri interessi. E non stiamo parlando della ditta intervenuta stamane, ma delle compagnie telefoniche. Comunque, eravamo al corrente di altre due autorizzazioni paesaggistiche anche su questo palo ripetitore già esistente: la prima per il rinforzo della recinzione (e i carotaggi di oggi a tale scopo si riferiscono), la seconda per l’installazione di un imprecisato numero di pannelli fotovoltaici. Con la stessa PEC nella quale chiedevamo i documenti di progetto della stazione radio-base di via delle Molette avevamo chiesto anche di conoscere i progetti sul ripetitore e il fotovoltaico di via dei Ceraseti. 

Non è che con l’emergenza in corso, ognuno “pò fà come je pare”….no?

MANTENIAMO ALTA L’ATTENZIONE, SI INIZI A MANIFESTARE PUBBLICAMENTE IL DISSENSO CONTRO OGNI IPOTESI DI INSTALLAZIONE DI (ULTERIORI) NOCIVITA’ SUL TERRITORIO. 

BELLI I CARTELLI “ANDRA’ TUTTO BENE” PERO’ MAGARI, AD ESEMPIO, SI POTREBBERO AFFIANCARNE ALTRI “NO AL RIPETITORE”, “PROFITTI PER POCHI, ONDE ELETTROMAGNETICHE PER TUTTI”, ETC…SCATENIAMO LA FANTASIA, INTERPELLIAMO LE AUTORITA’ FINO ALLO SFINIMENTO (IL LORO, NON IL NOSTRO), VEDIAMO SE SI PUO’ RICORRERE AL TAR (ENTRO IL 18 APRILE, DATA ULTIMA) E INFORMIAMOCI.

INTANTO, SE QUALCUNO VUOLE, VISTO CHE VA DI MODA AFFACCIARSI AL BALCONE CANTANDO LE COSE PIU’ IMPROBABILI E CHE POCO HANNO A CHE FARE CON UN VIRUS CHE NON CONOSCE NAZIONI NE’ CONFINI, SE PROPRIO QUALCUNO VUOLE, POTREBBE “SPARARE” DALLE PROPRIE CASSE ACUSTICHE QUESTA CHE CI SEMBRA SINTETICA, ORECCHIABILE, ADATTA E CHE HA PORTATO PURE BENE IN QUELLA SITUAZIONE SPECIFICA

Aggiornamenti (quasi) primaverili

CEMENTO: A CHE PUNTO SIAMO ?

La scorsa estate l’Assemblea contro la Cementificazione ha realizzato e distribuito un dossier riepilogativo ma in questi pochi mesi le novità non sono mancate.

Il TAR del Lazio ha discusso i ricorsi presentati dai palazzinari che vogliono costruire 1,3 milioni di metri cubi di cemento mentre, da ormai 8 anni, non si è degnato di farlo con quanto prodotto da associazioni e cittadini che lottano contro tale ipotesi. Nel farlo, il TAR ha stabilito l’annullamento delle due delibere del Comune di Marino che nel 2018 avevano sospeso l’efficacia del protocollo di intesa Palozzi-Polverini e dei Piani Integrati (detti PRINT). Non ha però dato seguito alla richiesta di risarcimento danni per quasi 300 milioni di euro che i costruttori avevano contestualmente richiesto.

Come se l’inchiesta giudiziaria “Rinascimento” che ha svelato gli interessi tra imprenditori, politici e faccendieri non sia stata sufficiente a far comprendere anche al TAR che tutta l’operazione speculativa è marcia dal suo principio.

Il TAR ha stabilito che i costruttori possono chiedere alla Corte Costituzionale di intervenire anche sull’ampliamento del Parco dell’Appia Antica approvato in Regione un anno e mezzo fa.

Dopo il TAR, l’ultimo grado di giudizio sulla vicenda spetta al Consiglio di Stato al quale il comune di Marino ha fatto ricorso: bisognerà comunque aspettare l’udienza fissata il 17 settembre, cioè 7 mesi dopo la presentazione degli atti. Con comodo.

Il Ministero dei Beni e delle attività Culturali (MiBACT) ha proposto un vincolo di notevole interesse pubblico per circa 1200 ettari, molti dei quali ricadenti nel nostro comune. Ogni vincolo a tutele del territorio è un ulteriore granello di sabbia che può aiutare a salvaguardare la zona sempre più cementificata tra l’Ardeatina, l’Appia e la Nettunense però non è ancora definitivo. Anche su questo fronte i palazzinari faranno di tutto per tutelare le loro rendite.

Il Comune di Marino ha continuato a rilasciare permessi a costruire in buona parte delle aree soggette al cemento selvaggio: da Palaverta, a via Aldo Moro, a Quarto S.Antonio, dalla Nettunense ai dintorni del Parco Falcone. Si tratta principalmente di edifici residenziali ma anche distributori di carburanti.

Come se già non ce ne fossero abbastanza. Anche le autorizzazioni paesaggistiche vengono rilasciate frequentemente, ed in esse si legge ad esempio che “il comune non ha costituito la Commissione Locale per il Paesaggio” e che “la Sopraintendenza Archeologica non ha espresso il proprio parere quindi vale il silenzio-assenso”. E spesso queste autorizzazioni incidono su aree di pregio identificate nel PTPR.

Vogliamo ricordare un altro paio di cose: la prima è il Documento Preliminare di Indirizzo le cui linee guida sono state approvate recentemente dal Comune di Marino in vista della redazione del Piano Urbanistico, cioè del futuro PRG che l’amministrazione vorrebbe realizzare a “consumo di suolo zero”. In questo Documento si parla di 1,3 milioni di metri cubi di cemento già realizzati dal 2004 al 2016, di un aumento di 7.000 abitanti, di mancanza di servizi, di standard urbanistici inferiori ai minimi di legge (-25%), di un sistema viario al collasso e della razionalizzazione di scempi come Costa Caselle, via Kennedy, Quarto S.Antonio, Palaverta, Torre Paolina.e via Aldo Moro. Tutto ciò dovrebbe avvenire cercando di recuperare la viticoltura del territorio ma tutto il comparto è in crisi, il lavoro nero è dilagante nel settore e le cantine pagano l’uva una miseria al quintale. E sui terreni una volta agricoli vengono sempre più rilasciati permessi a costruire a favore dei proprietari o di società immobiliari, nonché autorizzazioni paesaggistiche per antenne di ogni tipo di operatore telefonico e pannelli fotovoltaici

Insomma, questo DPI è molto ben scritto, sembra un prezioso documento, si parla di strumenti di partecipazione diretta di cittadini e associazioni. Però esso si scontra con quanto avviene quotidianamente sotto gli occhi della stessa amministrazione comunale, la quale dopo aver per alcuni mesi interrotto il rilascio dei permessi a costruire appena insediatasi nel 2016, ha di fatto stabilito che tutte le zone in cui le ruspe erano già in azione, Mugilla inclusa, potevano tranquillamente continuare a riempirsi di cemento. Siamo così arrivati a circa 45.000 abitanti, con “zone di completamento” con le gru al lavoro e molti appartamenti costruiti ancora sfitti. A proposito, l’amministrazione non conosce, a suo dire, quanti appartamenti ci siano nel “suo” comune né sa quanti di essi siano abitati e quanti sfitti. Non ci sembra poco questa mancanza, specie se si vuole progettare, programmare, partecipare…

Nello stesso DPI si cita il rispetto di una determina regionale che fissa i limiti di anidride carbonica emanata dal sottosuolo per poter rilasciare i permessi a costruire: per anni abbiamo chiesto che questa fosse attuata, ad esempio, a Mugilla e ci è sempre stato risposto che è una “motivazione debole”. Adesso invece viene tirata fuori dal cassetto come se nulla fosse ?

Infine, uno studio sugli standard urbanistici, quello previsto per ottobre 2016, è stato finalmente redatto e doveva costituire la base dell’azione amministrativa per arrivare ad una delibera di sospensiva in autotutela, come annunciato a suo tempo. Ebbene, lo studio è ricco di lacune per stessa ammissione di chi lo ha redatto, praticamente inutilizzabile, e infatti non risulta neanche citato nel DPI.

Nel frattempo, con l’inizio precoce della campagna elettorale, i vecchi pescecani politici al soldo dei palazzinari sono pronti a mettere a frutto gli accordi con gli speculatori di ogni sorta.

Non ci sono alternative alla partecipazione diretta alle questioni che interessano decine di migliaia di persone nel nostro comune. Se ciò avviene tramite la delega, la catastrofe è annunciata ed è già in larga parte visibile. Altro che “svolta verde”.